Testimonianze Nuova Medicina
Testimonianze in relazione alla Nuova Medicina Germanica e Ryke Geerd Hamer
Le testimonianze di tre ex-collaboratrici di Hamer
Le prime tre interviste provengono da una registrazione [1] della radio privata "Wüste Welle" di Tübingen. La giornalista che ha fatto le tre interviste e che ha prodotto la trasmissione si chiama Silke Bauer.
Copyright: RADIO Wüste Welle, Tübingen 96,6 MHz c/o Sudhaus, Hechinger Str. 203 D-72072 Tübingen
Data della trasmissione: 10 aprile 2007
Lingua: tedesco
Durata: 54 minuti (con musica)
La registrazione: MP3 originale (25 MB) MPEG-2 Layer 3, 64 kbit/s, Joint Stereo, (22050 kHz)
Titolo: Ehemalige Mitarbeiterinnen von Dr. Hamer berichten, dass sie niemanden gesehen haben, der von Dr. Hamer geheilt wurde
Licenza: Creative-Commons, uso non-commerciale autorizzato
Descrizione: Questa trasmissione concerne la Nuova Medicina Germanica. Non si sentono voci di aderenti o oppositori, perche entrambe sono fortemente diffuse [in internet in lingua tedesca - ndt].
Ho fatto un'intervista con ex-collaboratrici del dott. Hamer nella quale parlano per la prima volta in pubblico del loro lavoro sotto la sua direzione.
Non è stato facile individuare queste donne perché nel frattempo si erano sposate ed avevano cambiato nome, ma si sono dimostrate disposte a tenere un'intervista con me, visto che il tema è ancora attuale.
Le ex-collaboratrici raccontano che, durante il periodo di lavoro alle dipendenze di Hamer, non hanno mai visto una persona guarire. Raccontano inoltre che Hamer faceva rapidamente trasferire i pazienti, negli stati terminali delle loro malattie, in altri ospedali o in Francia, per poter dire che queste persone non fossero morte nelle sue cliniche. Quando il trasferimento non avveniva per tempo, Hamer faceva "curare" il cadavere anche dopo la morte, e anche dopo che si era verificato il rigor mortis.
Silke Bauer
Ulteriore commento del tradutore:
Le tre donne intervistate lavoravano presso la "clinica Amici Di Dirk" a Katzenelnbogen vicino Coblenza nell'anno 1985, quando Hamer era ancora in possesso della sua abilitazione medica, che avrebbe perso poco tempo dopo gli avvenimenti avvenuti a Katzenelnbogen dove Hamer era l'unica persona con una formazione professionale medica.
Da altre testimonianze si sa che la popolazione nelle vicinanze della "clinica" era allarmata e contribuiva con raccolte di cibo e soldi per sostenere i pazienti.
La situazione scandalosa a Katzenelnbogen, la denuncia della quale si parla in questo articolo e l'intervento della polizia furono tra le cause della perdita dell'abilitazione di Hamer.
1° intervista: la segretaria, signora Gemmer
Prima parte: trascrizione dell' intervista con la signora Gemmer (nome completo e conosciuto sia alla giornalista, sia al tradutore)
B - Silke Bauer
G - signora Gemmer
Intervista con la signora Gemmer, ex-ragioniera degli uffici amministrativi della clinica "Amici di Dirk" a Katzenelnbogen.
B: Inizio con la signora G. che lavorava all'epoca nell'amministrazione della clinica del dott Hamer a Katzenelnbogen. Signora G, mi interessano innanzitutto i pazienti che erano nelle mani del dott Hamer. Che tipo di persone erano?
G: In pratica erano pazienti che furono abbandonati dalla medicina scolastica e che cercavano la loro ultima speranza nel dottor Hamer. Venivano dalla Francia, dall'Italia e da tutta la Germania.
B: Ha una spiegazione sul perche ci fossero così tanti Francesi?
G: C'era uno sponsor, mi ricordo, un conte francese, che è intervenuto in qualche modo col suo denaro in questa facenda. E così si è saputo di Hamer in Francia.
B: Penso che fosse il signor D'Oncieu [Antoine D'Oncieu de la Batie - presidente ASAC a Chambery/Francia - ndt]. Perché aiutava Hamer a quell'epoca. Secondo lei, erano pazienti abbandonati completamente dalla medicina scolastica?
G: Erano pazienti con malattie mortali. Ha mandato alcuni in altri ospedali perché sapeva che sarebbero morti quasi subito, e sono morti quindi in altri ospedali, per evitare che morissero nel suo. Poi si è verificato un problema: da una certa data gli ospedali di Limburg e Coblenza si sono rifiutati di accetare altri pazienti moribondi [da noi] solo per [ospitarli durante] la fase finale della loro vita.
B: Ho anche sentito a proposito dei trasporti delle salme: che questi trasporti furono fatti in un modo particolare ed indecente.
G: Sì sì, succedeva sempre durante la notte o nella serata, per non fare vedere troppo spesso la presenza della macchina trasportatrice delle pompe funebri, per non farla vedere ai pazienti.
B: Quanto tempo ha lavorato sotto il dott Hamer?
G: Non era un periodo lungo: ho iniziato il primo agosto [1985] fino a fine dicembre. Dopo il sequestro della polizia criminale, la clinica fu chiusa.
B: Inizialmente era impressionata dal signor Hamer, quando veniva nella sua città. È vero?
G: È vero, ho conosciuto quest'uomo e mi sono detta: "Ah sì, è un medico diverso. I medici sono di solito dei in bianco". Ho pensato che fosse ricco di umanità, ma dopo circa tre giorni ho pensato: "no - il dottor Hamer è abbastanza confuso in testa". Non potevo piu sostenere questa cosa.
B: Cosa vuole dire?
G: Ero piuttosto la sua segretaria, mi ha dettato delle lettere particolari, per l'amministrazione locale e per il governo regionale, litigava con tutti, e si sentiva perseguito in continuazione. Era sempre convinto che qualcuno volesse farli del male. Erano lettere totalmente confuse - non potevo sostenere questo, e ho pensato subito: in quell'uomo qualche cosa non va.
B: Ma è rimasta per quasi mezzo anno.
G: Sì, perche comunque c'erano i pazienti e qualcuno doveva nutrirli. Erano povere anime, spesso molto ammalati e ho contribuito affinché venisse assunta almeno un'infermiera per mezza giornata. Soldi non ce n'erano. C'erano pochi soldi questo era il problema. C'era poi una donna per le pulizie, l'ho assunta io dal vecchio ospedale che esisteva prima, e anche in cucina doveva lavorare qualcuno per fare da mangiare ai pazienti. Non potevamo abbandonare la gente, i poveri ammalati.
B: Lei ha lavorato in questa clinica prima dell'arrivo del dottor Hamer ed è stata assunta come segretaria? Lei dunque non è dei circoli interni del dottor Hamer, secondo il suo racconto?
G: No, no, non avevo mai avuto a che fare prima col dottor Hamer. Ero già in quell'ospedale che fu chiuso, essendo un ospedale troppo piccolo, e all'epoca eravamo contenti... si poteva continuare a lavorare... arriva un nuovo medico che vuole riaprire l'ospedale e per noi impiegati c'è un nuovo posto di lavoro. Tutto si è poi sviluppato però in un tutt'altro modo alla fine.
B: Adesso ho un'ultima domanda per lei, signora G: dell'epoca della collaborazione col dottor Hamer, cosa è rimasto in modo particolare nella sua memoria?
G: Sì, posso raccontare una cosa che non scorderò mai: c'era una giovane signora da noi, una paziente affetta in modo grave dal cancro, era accompagnata da suo fratello. Un giorno, nella mattinata, il dott Hamer è partito con la sua macchina e non ci ha detto dove andasse e quando sarebbe tornato e non ha lasciato un numero di telefono - niente. E il fratello è venuto da me e mi ha detto che sua sorella aveva forti dolori, e dove fosse il dott Hamer, chiedeva. Gli ho detto: non lo posso raggiungere, non ci ha detto dove sarebbe andato. E il fratello è venuto due o tre volte dicendo: "mia sorella grida a causa dei dolori!". E mi sono detta: "chiamo un altro medico, non puo andare avanti così". E poi ho chiamato per telefono il nostro vecchio medico, che era il chirurgo dell'ospedale. Aveva aperto un ambulatorio privato. E lui mi ha detto: "Vengo, però in compagnia di un altro collega. Da solo non vengo e non entro in quella clinica". È arrivato con un altro medico ed hanno somministrato un farmaco alla giovane donna. Dopo hanno denunciato il dottor Hamer. Così si sono mosse le cose. Piu tardi è arrivata la polizia criminale e ha sequestrato tutto. Questo avvenimento ha dato il via alla chiusura della clinica.
B: Perche questo medico non voleva venire da solo? Se lo ricorda?
G: Sì, era già una cosa contestata. Lui diceva sempra: "la medicina scolastica...", i medici non erano d'accordo con il metodo del dottor Hamer. In ogni caso il dottor D. non voleva venire da solo, voleva la presenza di un testimone, un altro medico.
B: Come si spiega che lui [Hamer] facesse medicina in quel modo?
G: La mia spiegazione: era totalmente convinto del suo metodo, della nuova chance di guarigione dei malati di cancro inventata da lui - era davvero ossessionato da questa cosa.
B: Molte grazie per la conversazione.
2° intervista: la signora M, ex-ragioniera amministrativa della clinica "Amici di Dirk" a Katzenelnbogen
B: signora M, com'è sucesso a lei di lavorare [presso il dott Hamer nella clinica "Amici di Dirk"]?
M: L'ospedale fu chiuso il 31 dicembre del 1984 perchè era stato tolto da un elenco amministrativo degli ospedali "Krankenhauszielplan", sono rimasta fino al 30 giugno per concludere i lavori di chiusura. Poi si è presentato il dott Hamer in un comizio di cittadini e ha chiesto "chi vuole lavorare con me?". Avevo famiglia e cosi mi sono rivolta a lui e ho detto che mi sarebbe piaciuto lavorare con lui.
B: Ha lavorato come segretaria lì e lei viene dall'amministrazione?
M: Vengo dall'amministrazione, esatto.
B: Come definerebbe lei, guardando indietro, il periodo presso il dott Hamer?
M: Lo descrivo come un periodo molto caotico, molto estenuante. Caotico perchè lui non aveva soldi, perchè mancava ogni tanto il denaro per poter nutrire quotidianamente i nostri pazienti, era difficile lavorare lì. Non poteva offrire una terapia perchè in alcuni momenti non c'erano farmaci, per esempio per alleviare le sofferenze. Non so come abbia fatto la sua terapia, come abbia continuato, con che cosa abbia fatto terapia.
B: Lei è testimone del fatto che Hamer avrebbe guarito dei pazienti, come sostiene lui, con il suo metodo?
M: No, no. In tutto quel periodo non ho visto nessuno che sarebbe guarito. Adesso, oggi lo so che con metodi della medicina naturale o la chemioterapia si puo guarire dal cancro e si dice "ho vinto il cancro". Ma durante quel periodo non ho mai visto qualcuno che facesse progressi, che stesse un po' meglio. In retrospettiva, talvolta la gente ha guadagnato allegria, perché lui trasmetteva l'allegria della vita, e prometteva che se avessero pensato in modo positivo e creduto nel suo metodo, credendo insieme con lui, potevano guarire. Ma non c'è stata una persona che mi ricordi, che sia uscita veramente guarita o che sia migliorata dopo un certo tempo.
B: Poi sono morti alcuni in quel periodo. Ha lavorato per mezzo anno in quella clinica?
M: È stato dall'agosto al dicembre [1985], non è stato neanche mezzo anno. Erano 4, 5 mesi. Tutta questa "storia" non è durata di più.
B: Cos'è successo con i morti o con i pazienti morenti?
M: Mi è successa una cosa terribile. Lui cercava sempre denaro e alcuni amici in Francia lo hanno aiutato molto. Quando mancavano i soldi, saliva sulla sua automobile ed andava in Francia. Ha lasciato i pazienti, e anche noi, soli per giorni. Questo durava talvolta due o tre giorni fino al suo ritorno. E una cosa terribile è successa: lui non c'era, voleva partire per la Francia nella mattinata e mi ha detto di occuparmi di una particolare paziente francese. Poi è partito e dopo una o due ore mi sono detta: "OK, adesso vado lì nel reparto". Io stavo normalmente negli uffici. Sono entrata nella camera, ero davanti al letto e ho pensato: "strano, la donna non respira". Ed effetivamente lei non respirava. L'ho toccata e lei era gia fredda. C'era gia il rigor mortis da lungo tempo. Ricordarlo mi fa venire i brividi lungo la schiena, e ancora oggi ho problemi perché sempre si associano brutti pensieri a questo ricordo. Vedendolo dal punto di vista di Hamer, l'ha fatto perché voleva i soldi dalla famiglia per la cura di questo giorno supplementare. Ma, questa donna, secondo me, era morta molto prima, nella notte prima, e lui lo sapeva, è fuggito semplicemente.
B: È possibile che lui, dal suo punto di vista, non volesse accettare il fatto?
M: Lo penso anch'io: lui non accettava molti fatti. Era cosi assoluto nelle sue azioni, si vedeva così assoluto, era cosi autocratico, non poteva ammettere che il suo metodo non funzionasse. Non lo poteva ammettere a se stesso e al mondo.
B: Lui sostiene spesso che solo pochi suoi pazienti muoiono... molto meno rispetto a quelli della "medicina scolastica". Domanda: questi morti, lui non li ammette...
M: [interrompendo] Sì sì, signora Bauer, questo lo ha gestito ogni tanto in un altro modo. Quando ha visto che la gente moriva, faceva velocemente dei trasferimenti in un altro ospedale, in un ospedale vicino. Mi ricordo che una volta è morta una paziente durante il trasporto oppure altri pazienti che sono morti in altri ospedali entro pocchissimo tempo. Non ha mai accettato le sue colpe! Non ha mai ammesso che la gente era così ammalata che gli ospedali [esterni] non potevano aiutarli. Ha dato sempre la colpa agli altri ospedali... ai medici, o ai pazienti che sarebbero arrivati troppo tardi. Non ha mai accetato una colpa sua.
B: Gli altri ospedali hanno accettato questa situazione senza protestare?
M: Si sapeva già in zona che il dottor Hamer lavorasse terapeuticamente come medico oncologico autodichiarato nella clinica a Katzenelnbogen, anche se non si può parlare di terapia. Non si puo chiamarla terapia perchè non usava un metodo, non aveva farmaci, ne del tipo della medicina naturale ne del tipo della medicina scolastica con i quali si potesse fare una terapia ed aiutare davvero. Anche negli ospedali vicini, i medici, sapevano che lui...
B: [interrompendo] C'erano molti francesi tra i suoi pazienti durante quel periodo. Dove sono finiti? Anche loro negli ospedali vicini?
M: Sì, in parte anche - o sono stati mandati a casa. Ha pregato i famigliari di portarli a casa. Non so cosa abbia detto ai famigliari, parlava un buon francese, e noi non paralavamo il francese.
B: Dunque ha mandato i pazienti, poco prima della loro morte, in ambulanza in Francia?
M: Sì... nello specifico la paziente che dovevo curare io [una impiegata amministrativa - ndt] è morta. Era un problema della mancanza di soldi. Lo ha fatto anche per mancanza di soldi. Non per arrichirsi, semplicemente per la sopravvivenza di tutti.
B: Non per venalita, ma perche credeva nelle sue idee?
M: Sì, sì. Credeva nella sua idea e si deoveva comprare tutto il necessario per la sopravvivenza. Ha comprato delle galline, anche se non c'erano i soldi per i pasti quotidiani.
B: Cosa ha fatto con le galline?
M: Dovevano essere galline di razza pura, [secondo lui] le uova di gallina di razza sono molto importanti per la fase di guarigione nello stadio avanzato del cancro... Una volta ha comprato un'anatra, che ha fatto caminare nel reparto dei pazienti. Naturalmente la gente, i pazienti erano allegri allora. Naturalmente mostravano l'allegria della vita in quel momento. E poi mi disse "vede, i nostri pazienti sono sulla buona strada e guariranno. Senta, signora M, come ridono!". Naturalmente si divertivano, ma io non mi sono divertita in quel momento.
B: I pazienti che erano da lei, non lo so se avesse una supervisione, erano tutti stati "abbandonati" dalla "medicina scolastica" o c'erano anche persone che avevano delle possibilità?
M: C'erano anche delle persone che avevano delle possibilità. Mi ricordo di una giovane paziente francese, anche se non so quanto fosse avanzato il suo male ma lei mi sembrava - non avendo conoscenze mediche - quando veniva, relativamente sana. Ma lui ha detto - era una donna molto giovane, era una ragazza - "lei ha cancro". Guadagnò allegria nei primi 14 giorni di permanenza da noi a Katzenelnbogen. Era aperta, e poi lui l'ha fatta andare a casa, essendo guarita. Questa donna è tornata tre, quattro settimane dopo ed era peggiorata e dimagrita. E cosi e andato avanti due altre volte. E poi si è saputo che anche lei era morta. Non conosco i dettagli medici, non sono [stata] paziente, non avevo famigliari che sono morti in quell'ospedale, che lui avesse curato secondo il suo metodo. Posso solo vederlo dal punto di vista di una impiegata amministrativa, ma era caotico. Non mi metterei o non metterei un famigliare nelle sue mani.
B: Guardando le sue pagine web e le sue presentazioni [di Hamer]: aveva l'impressione che lui amasse litigare spesso e si sentisse perseguitato?
M: Naturalmente... Penso che questo fosse il suo problema, che lui si sentisse perseguitato. E poi la morte di suo figlio... poi quello che mi raccontava sempre allora: che sua moglie avrebbe avuto il cancro a causa della morte del figlio... e che siccome lei [sua moglie - ndt] non credeva nel suo metodo [anche la moglie di Hamer era medico - ndt] sarebbe morta. E litigava con tutti. Accettava solo sè stesso e non ha mai accetato la chiusura della clinica e ha continuato a "curare". Da un giorno all'altro eravamo un'impresa privata, non c'era più l'autorizzazione statale da parte del governo regionale. Allora ha detto: "OK, io sono una pensione per ospiti". Litigava con tutti. Non c'era la possibilita di discutere qualche cosa con lui, neanche a proposito di faccende amministrative.
B: Vorrei sapere, da quale momento ha capito che qualche cosa non andava con lui. Lei ha iniziato a lavorare lì perche ci aveva lavorato prima come impiegata amministrativa. In che momento si è resa conto di non apprezzare quello che succedeva?
M: È stato un periodo breve. In prospettiva mi sembra molto lungo. Pensandoci sopra, mi sembra poco credibile che in verità siano stati solo cinque mesi perché quel periodo fu così movimentato e caotico, e adesso mi augurerei di non aver mai visto quello che ho visto. Ci siamo accorti velocemente, dopo quattro, cinque settimane che tutto era caotico e che questo dott Hamer avrebbe fallito [traduzione libera: "con lui non si sarebbe ottenuto niente"]. Anche se questo non lo potevamo valutare dal punto di vista medico, e non lo potevamo provare a lui perche non avevamo nessuna conoscenza medica. Sono impiegata amministrativa e non ho nessuna formazione medica. Tutti quelli che hanno lavorato con lui, e il governo regionale, ne hanno preso le distanze in qualche modo.
B: Molte grazie, signora M, per questa conversazione.
M: Prego.
3° intervista: signora F, aiutava nel reparto pazienti senza avere una formazione professionale
B: Lei mi ha detto in uno dei nostri colloqui, che inizialmente il signor Hamer le è apparso come una persona simpatica...
F: Sì.
B: Che effetto ha avuto inizialmente su di lei?
F: Irradia bontà, irradia un amore per gli esseri umani, in una maniera che si poteva davero pensare che lui amasse tutti i suoi pazienti. Questa era l'impressione. Riisciva bene a dare questa impressione, induceva subito simpatia, fiducia.
B: Piu tardi rimase esterrefatta, come mai?
F: Sì, dopo alcune notti che lavoravo lì ero un pò scioccata perché lui non manteneva le sue promesse.
B: Che cosa aveva promesso?
F: Ah sì, che lui avrebbe guarito tutti i pazienti, tutti quelli che erano venuti da lui. La maggior parte di loro era in uno stadio terminale, e c'era gradimento per il fatto che lui volesse dare un approccio da un punto diverso rispetto alla medicina scolastica. Si pensava: "finalmente qualcuno con idee diverse" e tutti pensavano che ce l'avrebbe fatta, direi.
B: Sono stati guariti pazienti in quel periodo?
F: Allora, nel periodo della mia permanenza no. Non ho visto niente di simile, che uno fosse mandato a casa o tornasse in Francia perché guarito.
B: Ha notato anche lei, che lasciava pazienti senza cure?
F: Si, la sera, quando andavo da uno o da un altro mi dicevano: "ah, è davvero possibile che nessuno dia un'occhiata a noi? Non ho visto nessuno per un'intera settimana!". A parte quelli del servizio diurno che portavano da mangiare e così via... ma il lato medico si era perso in qualche modo. Erano un po' scioccati che non ci fossero le consuete visite mediche degli ospedali, coi medici che fanno un controllo una o due volte al giorno.
B: Lei ha raccontato, nel nostro primo colloquio, di un caso di una paziente con un buco nella coscia, con la gamba aperta in somma, e che non fu curato. Com'era la storia?
F: Sì, ho dato per caso uno sguardo in questa stanza, perché avevo sentito qualcuno lamentarsi e mi sono detta: cosa succede dietro a questa porta? Cosi sono entrata e mi sono seduta accanto a lei, le ho chiesto cosa aveva, quali problemi avesse e così via. Lei mi ha detto: "il dottor Hamer, lui vuole... il mio cancro..." Insomma voleva guarire il suo tumore. E io ho detto: "perche piange, quali dolori ha?" Allora ha sollevato la coperta del letto e ho potuto vedere che lei aveva un buco grande come un pugno sulla sua coscia e si poteva vedere l'osso. E questo non fu curato. E io le ho chiesto: "perché non viene fatto niente?" Rispose: "lui mi ha dato una polvere per le ferite, e quando sento dei dolori devo aggiungere un po' di polvere". Ho pensato: "questo non l'ho visto mai...".
B: Ha visto altri casi simili? Casi, secondo lei, estremi?
F: Si, mi impressionò particolarmente una giovane. Penso che aveva un cancro alle ossa e aveva fortissimi dolori... capitava che sbattesse la testa contro il muro, nella notte. E quando ho detto a lui: "dottore, dobbiamo darle qualche cosa contro il dolore, non è normale questo". Allora diceva: "Per amor di Dio, no! Non possiamo dare un farmaco analgesico, questo modificherebbe i valori sanguigni, l'effetto di guarigione verrebbe compromesso". Gli ho creduto in quel momento, ingnorante che ero. Pensavo: lui deve sapere quello che sta facendo.
B: Lei a quell'epoca non aveva una formazione particolare, è stata assunta per l'assistenza notturna di alcune persone.
F: Infatti, sono stata assunta particolarmente per una Francese che aveva un cancro al seno e io dovevo cambiarle la benda due o tre volte a notte, e a parte lei non dovevo guardare nessun altro, perché non mi riguardava. Non sono stata assunta da lui, ma dal francese, il marito della donna. Ma, essendo sola la notte in un ospedale, si guarda un po' di lì o di là, e sopratutto se qualcuno piange e si lamenta, allora pensi: vado dare un'occhiata.
B: Lei è rimasta però per un periodo più lungo, perché cercavano un'infermiera e lei doveva rimanere fino al suo arrivo.
F: Esattamente, si diceva: per un periodo di ponte fino al arrivo dell'infermiera per il turno di notte. Ma nelle sei settimane che io sono stata presente, non si è fatta viva nessuna infermiera, e così ho dovuto continuare a lavorare tutte le notti.
B: Sa chi ha finanziato Hamer?
F: No, non precisamente. Si mormorava che lui non avesse soldi. Il conte, così veniva chiamato, dalla Francia, avrebbe dato soldi e lui i soldi ce li aveva davvero e così via e così via. Ma non posso dire niente di preciso, come andavano le cose finanziarie questo non lo so.
B: Allora, il dottor Hamer si è occupato anche di una ragazza con un tumore alle ossa? Di questo caso parlavamo prima e forse lo può spiegare un'altra volta.
F: Sì, ho sentito che stava male e noi abiamo pensato: "Dio, povera ragazza, la dobbiamo aiutare!" Gli ho detto: "Signor dottore, cosa posso fare?" Mi risponde: "Ah, lei non se ne deve occupare adesso, dormirò io vicino a lei stanotte, questo la tranquilizzerà, e si sentirà meglio e al sicuro" e cose così. E allora mi sono detta: "un strano metodo, il medico che dorme vicino al paziente per tranquilizzarlo e dare una sensazione di protezione... mai sentito". Era un po' misteriosa questa vicenda. Ed era solo questa ragazza... con altri pazienti non lo faceva, che quando piangevano voleva dormire vicino a loro per consolarli.
B: E in questo periodo non ha mai somministrato farmaci?
F: No.
B: Per il tumore alle ossa o contro i dolori, non ha dato niente?
F: No. Non si doveva, non doveva essere. Cosa fosse successo prima... ho iniziato [a lavorare] solo nell'ottobre [1985]... dovevano esserci farmaci prima perché ho sentito più tardi che la farmacia non voleva dare più niente a lui. Dunque la farmacia gli aveva dato qualche cosa, prima.
B: Lei mi detto una volta, e di questo lei si era accorta durante le notti, che lui si occupava molto di queste TAC.
F: Si, mi chiamò una volta, perché iniziavo a non credere più nella sua teoria... e mi disse: "le mostro questa cosa, le posso chiarire come nasce tutto questo". Così sono scesa nel suo studio dove aveva appeso al muro molte TAC del cranio e mi ha spiegato: "questa è la signora Tale e questo il signor Tale, guardi questo cranio: ecco il punto, il focolaio che ha fatto scattare questo. Da un problema psichico, situazioni di shock di allora e che hanno causato il cancro piu tardi". Questo era nuovo per me, non lo avevo mai visto in precedenza, e ho pensato allora: forse ce qualche cosa di vero. Se non lo hai mai sentito e visto prima, allora pensi... sopratutto se sei dilettante... ero una dilettante a quell'epoca. Essendo una infermiera, avrei potuto chiedere una cosa o un'altra. Ma essendo dilettante...
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...lo aveva dimenticato nel frattempo, perché ha anche lavorato come medico della medicina scolastica. Ma quello era il passato, e solo quello che si era messo in testa era la verità.
B: Allora era convinto assolutamente della sua idea?
F: Assolutamente. Senza dubbio, non ha dubitato neanche un secondo. Non ammetteva nessuna obiezione esterna. Quando qualcuno faceva un tentativo dicendo: "Dottor Hamer, la via giusta potrebbe essere..." "No, no per amore di Dio!" Anche il cenno di voler dare qualche cosa per alleviare i dolori di questa ragazza... Per amore di Dio!
B: Lei ha lavorato dopo con altri medici, erano anche loro cosi assoluti?
F: No.
B: Allora era una peculiarità di Hamer?
F: Era una sua peculiarità.
Dal settimanale "Der Stern" del 24/11/1983
Estratto di un lungo articolo intitolato: "Krebsarzt" Dr Hamer - Leichen pflastern seinen Weg ("Medico oncologico" Dr Hamer - i cadaveri pavimentano il suo camino)
La testimonianza di un'infermiera del sanatorio Rosenhof a Bad Krozingen del 1983:
"Hamer non guardava mai i pazienti. La cura consisteva nel cantare e mangiare insieme." Lei si ricorda la morte della signora Strecker che aveva cancro ai polmoni. Quando l'infermiera allarmò Hamer: "Muore!", lui la derise. La donna era cianotica in viso e soffriva molto, e ottenne solo un farmaco calmante. Il dottore disse: "Che torni a casa". L'infermiera Inge, oggi: "quando il momento della morte si avvicinava, mandava i pazienti a casa". L'infermiera portò di nascosto la paziente in un altro ospedale, dove non è sopravvissuta fino al giorno successivo.
Inge e Strecker sono pseudonimi inventati per rispettare la privacy e le leggi in vigore: i veri nomi sono conosciuti dalla redazione.
Il sanatorio era il "Sanatorium Rosenhof" a Bad Krozingen. Solo pocchissimi sono sopravissuti alla loro permanenza al Rosenhof, lo dimostra una ricerca dello stesso settimanale "Der Stern", che era riuscito ad individuare 50 pazienti. Solo 7 di questi erano ancora in vita dopo la loro permanenza al Rosenhof. Hamer era l'unico medico e gestiva il Rosenhof anni prima della sua clinica a Katzenelnbogen. Esiste un video del 1985 che mostra la clinica, Hamer e i suoi pazienti del Rosenhof.
vedi anche: