Intervista Huber
In questa pagina vengono presentate delle interviste con Rose-Laure Huber, madre di una ragazza svizzera che morì di cancro seguendo le indicazioni terapeutiche della Nuova Medicina Germanica dell'ex-medico tedesco Ryke Geerd Hamer.
Trasmissione "Kontraste" dell'emittente RBB (ARD) del 10 novembre 2005
Redazione: Rose-Laure Huber pensa spesso a sua figlia Gaby, che morì di cancro del seno. Sua figlia rifiutava ogni intervento da parte della medicina tradizionale perchè aveva fiducia nella Nuova Medicina Germanica. Le venne raccontato che il cancro sarebbe curabile senza chemioterapia e senza interventi chirurgici. Alla fine il tumore attraversò la cute e provocò un forte shock.
Rose-Laure Huber: Era solo uno scheletro ricoperto di pelle, con pochissimi capelli. [Mi] sembrava come una donna di novant'anni. Il suo petto era aperto, uscivno sangue e pus. Anche la cute della schiena appariva come una ferita: marcia e piena di pus. Si potevano letteralmente quasi vedere le ossa. E questo doveva provocare dolori terribili!
Redazione: Ma a sua figlia veniva detto da rappresentanti della Nuova Medicina Germanica che quello fosse uno stato di "Selbstheilung" ("auto-guarigione") del suo cancro al seno. "Lei dovrebbe solo continuare" le dicono aderenti a questa teoria. Roselor Huber accusa invece queste persone di essere responsabili della morte di sua figlia.
Rose-Laure Huber: Rimprovero a queste persone il fatto di accettare che tante persone muoiano in un modo terribile, senza assistenza medica. Sono bugiardi, inumani. Non so cosa possa aggiungere...
versione completa: Trasmissione Kontraste del 10 novembre 2005
Fonte: [1].
Riassunto dettagliato della malattia di Gaby J.
Gaby J., nata il 14/12/1954, morta il 05/06/2000 (professione: infermiera).
Racconta sua madre, Rose-Laure Huber: Divorziò da suo marito il 18 settembre 1996 ed il figlio, allora 15enne, venne affidato a lei. Si intendevano bene, ed il ragazzo rimase in contatto anche con suo padre.
1997
All'inizio di Maggio Gaby scoprì un piccolo nodulo al seno. Andò dal suo ginecologo che le propose una biopsia perché non sapeva di che tipo di nodulo si potesse trattare (se benigno o maligno, ndr). Il 13 Maggio venne operata. Alle 17 andai all'ospedale ginecologico Frauenspital (Aarau) e vidi che le ebbero asportato il seno e lei si trovava nel reparto di terapia intensiva. Le asportarono anche i nodi linfatici. Non era del tutto cosciente quando arrivò una dottoressa a spiegarle la situazione. Il nodulo era maligno e uno, eventualmente due linfonodi erano colpiti e incapsulati. Le vennero consigliate una chemioterapia ed una radioterapia. Era scioccata, doveva confrontare la diagnosi da sola. Secondo me le è mancato un supporto psicologico. Quando tornò, il giorno successivo, mi disse che non voleva la chemioterapia o la radioterapia (aveva molta paura di perdere i capelli): voleva farsi curare con Iscador (un farmaco usato nella medicina antroposofica, contiene estratti della pianta Viscum alba, in italiano Vischio, ndr). Il medico di famiglia la indirizzò verso un certo dottor W. , che si intendeva di fitoterapia e le prescrisse l’Iscador. Nello stesso tempo si sottopose ad una terapia cranio-sacrale presso Jürg B. a Egliswil.
Sembrava migliorare. Mangiava, era allegra ed ottimista. Eravamo in contatto regolare, e con la sorella E. facemmo un viaggio nel sud della Francia dove trascorremmo una bellissima vacanza. Facemmo, grazie a dio, tutto quello che desiderava e ci godemmo il periodo di riposo.
1999
Verso Giugno mi venne diagnosticato un cancro al seno, mi operarono all'ospedale Spital Porrentruy. Gaby mi venne a trovare e mi chiese se volessi fare la chemioterapia. Le dico di sì. Lei mi risponde dicendo "ognuno deve prendere le sue decisioni, e se è questa la tua strada, devi continuare". Accetto la chemioterapia e nello stesso tempo mi inietto l'Iscador anch'io. Quando le parlai una volta al telefono, le chiesi se stesse ancora usando l'Iscador. Lei mi rispose "sì, me lo applico sulla cute perché anche l'Iscador è un veleno". Lo stesso giorno telefonai alla Lukas-Klinik (Arlesheim) (una rinomata clinica antroposofica, ndr] e chiesi se si potesse applicare l'Iscador sulla cute. Mi risposero che tale applicazione non serviva a niente: la dottoressa al telefono rimase scioccata da questa richiesta.
Quando Gaby, durante il corso dell'anno, mi venne nuovamente a trovare, mi mostrò un piccolo nodulo nella regione ascellare. Mi tranquillizzò dicendo che si sarebbe trattato di "un gonfiore causato da una stasi, B. (il terapeuta cranio-sacrale ndr) lo avrebbe confermato". Non le dissi niente, però parlai con i medici (anche con quello che mi forniva i farmaci omeopatici, oltre che i farmaci della medicina scolastica) e tutti furono d'accordo nel dire che bisognava fare delle analisi, perché avrebbe potuto trattarsi di nuovo di qualche cosa di maligno.
A domande caute, anche da parte di mia sorella, rispondeva con rimproveri: "noi non la sosteniamo", e che lei "non ha bisogno di commenti negativi". Si stava curando adesso secondo la Nuova Medicina (Hamer a quel tempo non aveva ancora registrato il marchio con l'aggiunta del "Germanica", ndr] e sapeva che avrebbe dovuto prima risolvere i suoi conflitti, e che lei non aveva ancora superato il suo conflitto connesso al suo divorzio. Disse però di essere sulla buona strada. Di conseguenza tentammo di essere positivi, e tentammo di mostrarle le nostre preoccupazioni. E tentammo anche di credere che non si trattasse di qualcosa di maligno, però... le preoccupazioni c'erano sono, e ci mangiavano!
All'inizio di Novembre del 1999, Gaby venne nello Jura (una regione della Svizzera, ndr) con sua sorella e festeggiammo insieme il suo compleanno (della sorella). Era di buon umore e ripeteva che noi non avremmo dovuto preoccuparci. E noi ci lasciammo tranquillizzare molto volentieri!
Verso la metà di Novembre mi chiamò al telefono e mi comunicò che aveva necessità di un po' di tempo e distanza, e che doveva concentrarsi sulla sua guarigione. Disse che (il distacco) non aveva niente a che fare con i suoi sentimenti, e che lei ci amava tutti. E che lei, in futuro, ci avrebbe chiamati di tanto in tanto. Mia sorella ricevette una lettera contenente le stesse parole.
Sembrava incapace di guidare un'automobile, e ci raccontò di avere un braccio gonfio, e che questo fosse necessario [alla guarigione, ndr].
2000
Credo che in quel periodo avesse seguito una conferenza a Zurigo e che avesse avuto un consulto a Herisau. Non so chi la portò lì, e non so chi fosse il suo medico naturale. Nessuno mi rispondeva, tutte le "amiche" tacevano o dicevano di non sapere niente! Suo figlio, 19enne, la cura mentre le "amiche" le portano da mangiare: però a lei non piaceva più mangiare, rigurgitava tutto, ed anche questo sarebbe stato un segno di guarigione. Al figlio venne vietato di informarci o di dire come stavano le cose. Anche al padre non diceva niente, sono stata io ad avvisarlo quando ci incontrammo il 30 Maggio a Rohr: rimase profondamente scioccato quando la andò a trovare la sera stessa.
A Natale non volle vedermi, disse che sarebbe andata via con le amiche per alcuni giorni. Venni a sapere in seguito che quella non era la verità, e che lei era incapace di spostarsi.
Un giorno mi raccontò di aver incontrato un indiano, che le avrebbe procurato un farmaco naturale dall'India, e che avrebbe quindi ripreso a mangiare. Mi disse di far uso della terapia neurale (medicina alternativa: iniezioni di procaina secondo Hunecke, ndr) e drenaggio linfatico, e che tutto fosse sotto controllo.
A pasqua le mandai un grande pacco con una lepre di stoffa (lei amava gli animali di stoffa), soldi e dolci, con una lettera, pregandola di andare col figlio in un buon ristorante. Questo lo racconto per chiarire che lei mi voleva mostrare di stare bene!
La sera del 29 Maggio mi telefonò dicendo di volermi vedere. Chiesi: "posso venire io?" Rispose piangendo: "sì, ma solo tu, non papà, non G. o mia sorella" (sono divorziata da 40 anni, i bambini hanno sempre avuto contatti con lui, anch'io, però meno intenso. Il padre amava moltissimo Gaby). Martedì mattina ero a Rohr, la macchina piena di di tutti i suoi piatti preferiti.
Quando arrivai, vidi la porta aperta. Suonai il campanello ma non mi rispose nessuno: entrai e la vidi dormire sul divano. "Oh mio Dio! Perché permetti questo?" Uscii di nuovo per non gridare. Cos'era successo alla mia bambina bella ed allegra? Sul divano era steso uno scheletro, quasi senza capelli, una vecchia di novant'anni! Quando si svegliò, mi fui tranquillizzata un po'. Mi sorrise con i suoi occhi blu, infossati in profonde cavità, e mi abbracciò. Solo il suo braccio sembrava ben nutrito (non magro, ndr). Il braccio era largo come una coscia. Aveva fortissimi dolori. Quando la lavai, vidi che il lato che era stato operato era diventato un'unica piaga maleodorante piena di pus con buchi profondi, fino alla schiena. Tentai di bendarla, avendo paura di causarle dolore.
Le dissi che non poteva andare avanti cosi. Mi risponde: "sì, vado in una casa di riposo, ma non in un ospedale, perché lì mi uccidono con la morfina. I medici lo sanno ma lo fanno lo stesso!". Mi misi in contatto col medico di Rohr: "non posso dire niente, lei cosa pensa che abbia?" Io risposi: "cancro", e lui mi risponde "si, nella fase terminale". Lui avrebbe potuto solo effettuare una terapia neurale, perché lei avrebbe rifiutato tutte le altre terapie. Inoltre una casa di riposo non l'avrebbe accettata nelle sue condizioni di salute. Dissi che ci voleva la Spitex (probabilmente un ricovero ospedaliero, ndr). Mi rispose che in questo caso avrei dovuto contattare il suo vecchio medico di famiglia, e che lui avrebbe dovuto iniziare le pratiche (parte non molto chiara, ndr). Il medico, al telefono, rifiutò dicendo che lei non lo avrebbe permesso e che lui non si sarebbe più occupato di lei. Ero disperata.
Così, ogni mattina andavo a Rohr e tentavo di aiutare in qualche modo la mia bambina. Un venerdì mattina, quando arrivai, stava urlando a causa dei dolori dicendomi però che il medico (della terapia neurale) sarebbe venuto nel pomeriggio. Nella notte era caduta contro la vasca da bagno, per mancanza di forze. Non poteva stare a letto e non poteva stare sul divano perché non ha più un solo grammo di grasso in tutto il corpo. Nel pomeriggio arrivarono sia il medico, sia la terapeuta che eseguiva il massaggio linfatico. La convincemmo a farsi ricoverare in una clinica per stabilizzarsi, e che dopo sarebbe potuta andare in una clinica di riabilitazione. Dal momento che aveva forti dolori, acconsentì.
Alle 15 arrivò l'ambulanza e venne trasportata nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Spital Aarau. Lì furono molto gentili, le dissero però che solo la morfina avrebbe potuto far diminuire i suoi dolori, solo la quantità indispensabile. Alle 21 venne trasferita in una stanza normale, e potei rimanere accanto a lei. Vidi che adesso poteva dormire. Rimasi a Rohr. Sabato mattina telefonai per vedere se avesse bisogno di qualche cosa e lei, molto eccitata, mi disse: "mamma, sto molto bene, non ho più dolori, mi hanno dato un letto speciale meraviglioso. Non penso di dover stare a lungo qui, quando ripartiamo per il sud della Francia?" Risposi: "appena possibile, quando ti sentirai meglio, partiremo, te lo prometto".
Ognuna raccontava una bugia all'altra. Non lo so se fosse davvero così convinta, forse non mi voleva far preoccupare. Ed io non avevo la forza di non mentirle. Lì, in quel reparto dove stanno i malati di cancro, le infermiere erano fantastiche! Tentavano di far diminuire i dolori sia del fisico che dell'anima, e si vedeva che avevano una formazione professionale in psicologia. Ogni desiderio veniva reso realtà.
La domenica parlai con i medici e chiesi se potessi tornare un giorno a casa. Mi risposero che sarebbe potuto andare avanti così per qualche tempo, e che sarei potuta andare a casa: mi avrebbero avvisato loro se lo stato di salute fosse peggiorato.
Gaby mi disse: "certo che puoi rimanere a casa lunedì, martedì sarò sicuramente ancora qui". Rise e aggiunse: "non mi manderanno a casa così facilmente". La domenica andai nello Jura, lavorai il lunedì a Basilea e telefonai all'ospedale: tutto era come prima. Pregai di dire a mia figlia che sarei tornata martedì mattina. Nella serata ci fu un temporale nella svizzera occidente: niente telefoni, neanche telefonini!
Durante notte, alle 12 mi raggiunsero dicendomi che mia figlia era morta alle 21:30. Non mi fu concesso di essere vicino a mia figlia nelle sue ultime ore. Però il suo ex-marito era stato con lei fino alle 21. Lo aveva salutato con un gesto della mano, ma aveva problemi con la respirazione. Neanche lui aveva notato il peggioramento. Grazie a Dio non ha sofferto ancora per molto tempo.
Vietai di mostrala ai famigliari dopo la morte - lo shock sarebbe stato troppo forte. Le dissi addio a nome di tutti. Così tutti la avrebbero ricordara com'era.
Quando, prima del funerale, il 9 giugno 2000 tornai all'appartamento di Gaby, presi due libri di Hamer. Leggendoli capii molte cose: Iscador è veleno, i medici che uccidono e cosi via. Non c'è da meravigliarsi perché la gente che crede a questo ciarlatano abbia tanta paura degli ospedali. Trovo una fattura per un esame TAC di gennaio 2000. Lei doveva ben conoscere il suo stato di salute: era piena di metastasi.
Non lo so se Gaby sarebbe sopravissuta con la chemioterapia, ma una cosa la so: non avrebbe dovuto sopportare dolori orribili e sarebbe morta in un modo più umano. E sopratutto avrebbe sentito il nostro amore e il nostro aiuto. Avremmo fatto tutto per lei - se solo ce lo avesse permesso!
Rose-Laure Huber
vedi anche:
riferimenti
- ↑ *http://www.rbb-online.de/_/kontraste/beitrag_jsp/key=rbb_beitrag_3362703.html - autori Alexander Kobilinsky e Caroline Walter
Questo testo è stato pubblicato con l'autorizzazione dell'autrice.