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Giornale di Vicenza
Giornale Di Vicenza articolo del 29 Aprile 2007 di Diego Neri
Domenica 29 Aprile 2007
Professionista nei guai dopo la denuncia di un camionista del Basso Vicentino che ha rischiato la vita.
Medicina alternativa? Indagato
Guariva il mio linfoma con fiale, acqua oceanica e prodotti costosi
di Diego Neri
Non seguendo i protocolli, anzich 'e curare avrebbe aggravato la malattia di un paziente che ha rischiato di morire. Un medico di base 'e accusato di aver agito con metodi alternativi, quasi da santone come ha riferito un investigatore, piu che da professionista. Per questo 'e stato indagato e la ipotesi a suo carico e quella di lesioni gravi, mentre la procura valuta anche l' ipotesi della truffa. Nei guai il dottor Paolo Rossaro, 56 anni, di Albignasego, denunciato da un giovane camionista vicentino che ora sta migliorando grazie alle cure classiche dell' ospedale mentre la polizia sta facendo chiarezza sul caso. La vicenda di C., 34 anni, residente nel Basso Vicentino, 'e emblematica di un certo modo di intendere la medicina. Il giovane ha per so il padre qualche anno fa a causa di un tumore: inutili le cure chemioterapiche, che anzi avevano indebolito il corpo del genitore. Per questo C., quando nel luglio del 2004 aveva scoperto di essere stato colpito da un linfoma ancora in forma molto lieve, non ha ascoltato i consigli dei medici degli ospedali di Noventa e Vicenza. Non voleva soffrire come il padre. E anzich'e tornare ha seguito il consiglio di un erborista, che gli ha indicato il dottor Rossaro. "E un seguace della teoria di Hammer" - ha spiegato C. ai poliziotti del posto fisso del S. Bortolo -, che ritiene che il corpo di ciascuno di noi possa trovare la forza e le energie per curare quanto c'e di negativo. Nell' agosto di tre anni fa percio il camionista si 'e presentato nello studio di Albignasego - dove Rossaro opera come medico di base - con biopsia e Tac. Il vicentino ha riferito di essere d' accordo con lui quando il professionista gli ha spiegato che avrebbe potuto guarire senza chemioterapie e farmaci, ma al momento con una dieta e delle vitamine, oltre ad un aiuto psicologico. Ogni tanto avevo delle crisi, con alte febbri che curavo con farmaci classici. Ma la mia malattia andava avanti. Le visite periodiche ad Albignasego sono proseguite a lungo. Da marzo a ottobre del 2006 C. Rossaro gli avrebbe prescritto delle flebo di integratori, mai farmaci, fino a quando il giovane ha iniziato ad avere grossi disturbi, come evidenziarono in parte gli esami del sangue. Ma la terapia continu\'f2 ad essere a base di integratori di ferro e altre fiale, con fra l' altro acqua oceanica: prodotti che C. ha riferito di aver acquistato nello studio del medico - al quale pagava le visite - e in erboristeria. Le condizioni di salute sono via via peggiorate. In novembre mi ha prescritto delle trasfusioni di sangue, fino a quando il 3 dicembre l' ho chiamato per dirgli che non ce la facevo ad andare ad Albignasego: stavo malissimo, ero a letto. Gli ho chiesto se poteva venire a casa mia. I poliziotti del sostituto commissario Livio Manea e dell' ispettore capo Giuseppe Cracco hanno verificato come quel giorno Rossaro scese nel Basso Vicentino. A C. ordina di sospendere tutte le cure: Aspetta un paio di giorni, la crisi passera e ti sentirai meglio. Rossaro avrebbe indicato ai famigliari che protestavano che il ricovero in ospedale non sarebbe servito. Ma la notte successiva la famiglia del camionista chiama il 118. C. rischiava di morire: l\rquote ambulanza lo trasport d' urgenza prima a Noventa e poi, viste le condizioni molto gravi, a Vicenza. Compresa la mia situazione e le cartelle cliniche del 2004 mi curarono secondo i protocolli. Mi ripresi in alcuni giorni. Ora ho iniziato la chemioterapia, mi sento meglio e sono tornato al lavoro, precisa il giovane. Ai poliziotti il caso fu segnalato dal personale ospedalier o. Gli inquirenti avvisarono la procura di Padova e scattarono gli accertamenti. Furono sequestrati i farmaci che C. utilizzava e del caso si sta occupando, con il pm Renza Cescon, anche la polizia della procura patavina. L' ipotesi al momento a carico del medico e quella di lesioni gravi. E stanno gia spuntando altri vicentini in cura da Rossaro per nulla soddisfatti delle sue terapie alternative.
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Domenica 29 Aprile 2007
La testimonianza del vicentino malato
Mi sono fidato di lui ma stavo morendo
Mi sono fidato di lui: in quel momento era la persona giusta perch'e la chemioterapia e le altre cure alle quali era stato sottoposto mio padre mi facevano tanta paura. Pero io non sono un medico, e mi sono rivolto per guarire dal linfoma. Invece sono peggiorato progressivamente, se mi fossi rivolto fin da subito alla medicina tradizionale sarei gia guarito. C. ha combattuto per un anno e mezzo anche con i suoi famigliari, addolorati e preoccupati dalla sua scelta. Loro lo vedevano sempre peggio, e non accettava i loro consigli di recarsi in ospedale. Fino a dicembre, quando il camionista ha rischiato grosso. Mi ero intestardito con la terapia di Hammer ed ero convinto che si trattava della soluzione migliore per guarire: autostima e convinzione di stare meglio come antidoto al dolore. Ma il linfoma si aggravava. Fra l' altro, la polizia sta cercando di fare chiarezza anche su un altro aspetto. C. ha frequentato assiduamente lo studio di Rossaro anche per le trasfusioni. In quel periodo, spiega il vicentino, il medico gli avrebbe consegnato delle ricette in bianco: lo scopo era evitare di farlo andare dal Basso Vicentino ad Albignasego, e in caso di necessita bastava un colpo di telefono e il medico gli avrebbe indicato cosa scrivere per farselo prescrivere. Questa è la versione del giovane, che ha scoperto come Rossaro i primi giorni di aprile si sia presentato dai carabinieri per denunciare il furto di alcune ricette che sarebbero state trafugate dallo studio proprio nei giorni in cui il vicentino si recava a fare le trasfusioni. Un aspetto ulteriore che complica l' inchiesta giudiziaria scaturita dalle dichiarazioni del camionista. Infine, il caso del dottor Rossaro è stato segnalato anche all' Ordine padovano dei medici, che dovra valutare le sue scelte professionali e la propugnazione della cosiddetta medicina non tradizionale.
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Lunedì 7 Maggio 2007:
Il vicentino ha rischiato la vita a causa di... Vittorio Emanuele Il medico tedesco è il padre del ragazzo ucciso all’isola di Cavallo nel 1978 La ’nuova medicina’ del dott. Hamer
(ma.sm.) Il camionista del Basso Vicentino ha rischiato di morire per colpa di... Vittorio Emanuele di Savoia. Oddio, a indurlo a curarsi della grave malattia in cui era incappato con l’acqua oceanica era stato, per la verità, il dott. Paolo Rossaro, di Albignasego, Padova, che per questo è finito nel registro degli indagati con l’accusa di lesioni gravi. Ma l’assurda dottrina "medica" seguita dal professionista padovano è stata per così dire incubata nell’agosto del 1978, quando al largo dell’isola di Cavallo il giovane Dirk Hamer viene colpito da una fucilata che molti (anche il diretto interessato, stando alle ultime intercettazioni ambientali) attribuiscono proprio a Vittorio Emanuele di Savoia. Cosa c’entra quel noto episodio di cronaca nera, finito tra l’altro con la morte del tedesco dopo atroci sofferenze, con la vicenda del camionista vicentino "curato" con i metodi della "Nuova medicina germanica", lo si può scoprire proprio partendo dalla storia del paziente. Giuseppe (nome di fantasia), che adesso ha 34 anni, si ammala tre anni fa. La diagnosi è terribile e i medici gli prescrivono una serie di chemioterapie a cui l’interessato non vuole assolutamente sottoporsi. Motivo: il padre è morto poco prima per un cancro devastante e lui non vuole seguire lo stesso iter. È a questo punto che, alla ricerca di proposte alternative, si imbatte nel dott. Rossaro, su segnalazione di un erborista. «Mi ha detto di essere un seguace della teoria di Hamer - ha rivelato Giuseppe ai poliziotti del posto fisso del San Bortolo - che dice che ciascuno di noi può trovare da solo forza ed energia per curare le negatività». Teoria di Hamer? Vi dice niente il cognome Hamer? Già, proprio così, lo stesso cognome del ragazzo ucciso nel ’78 all’isola di Cavallo. E chi è dunque il "luminare" che ha dato il nome alla teoria? Un parente? Bingo. «Ryke Geerd Hamer - riporta Wikipedia - nato il 17 maggio 1935, è un ex-medico e teologo tedesco, fondatore nel 1981 di una medicina alternativa chiamata da Hamer in precedenza nuova medicina e attualmente nuova medicina germanica (marchio registrato). Hamer è conosciuto anche per le sue affermazioni antisemite. Incarcerato in Francia dal settembre 2004, è stato rilasciato il 16 febbraio 2006». È il papà di Dirk Hamer e la sua teoria medica nasce proprio dal dolore subito in seguito alla perdita del figlio. «Successivamente Ryke Hamer viene colpito da carcinoma a un testicolo - ricorda sempre Wikipedia - che gli viene asportato chirurgicamente. I primi sintomi del suo cancro sarebbero apparsi due mesi dopo la morte tragica di suo figlio, circa 6 mesi dopo il colpo sparato da Vittorio Emanuele. In seguito a questi episodi, in un primo tempo Hamer ipotizza che il cancro sia causato da traumi, che chiama "conflitti biologici"; in seguito elabora nel 1981 una teoria secondo la quale tutte le malattie sono causate da traumi di questo tipo e possono essere curate soltanto risolvendo questi "conflitti biologici". Denomina la sua ipotesi sindrome di Dirk Hamer (in inglese Dirk-Hamer-Syndrome o DHS) e chiama le sue ipotesi mediche alternative Cinque Leggi Biologiche». Dunque, da un grave lutto familiare, il dott. Hamer è passato a distribuire lutti a iosa. Secondo una ricerca dettagliata fatta da un gruppo di medici e ricercatori tedeschi (vedi www.transgallaxys.com), sono oltre cento le vittime ascrivibili alle terapie di Hamer. Non per niente, «nel 1986 è stato radiato dall’ordine dei medici dal tribunale distrettuale di Coblenza per omessa assistenza medica; da quel momento in poi ha continuato a praticare la professione abusivamente in diversi paesi. Nel 1990 fonda a Burgau in Austria un centro di consulenza che chiama "Klinik für Neue Medizin" che sarà chiusa nel 1995 dalla autorità austriache. Il 22 gennaio 1992 viene condannato dal tribunale distrettuale di Colonia a 4 mesi di prigione per aver curato un ragazzo ammalato di cancro con una terapia non idonea, il ragazzo perdeva una gamba. Il 27 luglio del 1993 viene condannato in Austria per calunnia a 6 mesi in condizionale per tre anni. Nel 1997 è stato arrestato a Colonia e condannato a 19 mesi di reclusione per esercizio illegale della professione di medico, scontandone 12. Si è poi trasferito all’estero, sfuggendo così ad un nuovo mandato di cattura». Dopo l’ennesimo arresto, «è stato rilasciato il 16 febbraio 2006, tre mesi prima della sua scarcerazione prevista. Nella prima metà di marzo 2007 è stato accusato dalla procura di Cottbus (Robbineck) in Germania per "incitamento all’odio razziale" a causa dei contenuti antisemiti dei suoi scritti. Fuggito dalla Spagna, attualmente è ancora latitante». In Italia, secondo il gruppo di ricerca citato, sono già tre le vittime di questa teoria, che peraltro ha anche un club di sostenitori. Il camionista del vicentino poteva essere la quarta. E chissà quante altre sono in "terapia". Per fortuna Giuseppe se n’è accorto in tempo e i medici del San Bortolo, con una cura adeguata, lo hanno preso per i capelli. Ora le sue condizioni sono migliorate. Al dott. Rossaro gli inquirenti chiederanno conto delle sue convinzioni hameriane e, soprattutto, cercheranno di impedire che altri pazienti disperati finiscano nelle rete di questo delirio che con la medicina sembra avere assai poco a che fare.
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Giornale di Vicenza del 19 maggio 2007 sabato 19 Maggio 2007
Il medico indagato per omicidio colposo Cure alternative? «Il malato va seguito e poi consigliato»
Padova. (c. g.) «Sì, alla direzione sanitaria segnalai il caso di quella paziente che non fece la terapia principale per affidarsi a percorsi alternativi mettendo a rischio la sua vita». Anche se tanti particolari sfuggono a distanza di qualche anno, il caso della vicentina Anna Tosin, morta di tumore e decisa a non sottoporsi a interventi, chemioterapie o radioterapie, lo ricorda ancora il professor Silvio Monfardini dello Iov di Padova. La vicenda è quella che vede indagato per omicidio colposo e lesioni gravi il medico di base padovano Paolo Rossaro, 56 anni, di Polverara, con studio ad Albignasego, dove curava molti vicentini colpiti da tumore. Uno di loro, Cristian T., camionista del Basso Vicentino, è tornato alla medicina tradizionale dove aver rischiato la vita. È invece morta Anna Tosin. «Noi non abbiamo atteggiamenti censori - insiste il medico, la cui segnalazione ha dato il là all’inchiesta -. Di fronte alle difficoltà in cui si trova, è comprensibile che il paziente cerchi anche altro. Tuttavia va compreso, capito, accompagnato e, in caso di rischio, va convinto su quella che è la miglior strada». Già membro della commissione nazionale che studiò le terapie sostenute dal medico Luigi Di Bella negli anni ’90, Monfardini rammenta: «Constatammo che alcuni pazienti di Di Bella erano andati bene: ma seguivano la doppia terapia, quella complementare e quella scientificamente provata». Nel 2005 un altro caso di “medicina alternativa” sotto inchiesta. In seguito alla morte di Ellen Pegoraro (27 anni, di Conselve) fu indagato per omicidio colposo il dottor Roberto Zanella di Arquà Petrarca, sostenitore della “Nuova medicina” di Ryke Geerd Hamer che cura il cancro con terapie di tipo psicologico. Caso archiviato nel 2005: Zanella è stato ucciso da un tumore al pancreas. Ora quello di Rossaro.
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28 dicembre 2007 tratto da: http://www.ilgiornaledivicenza.it
" LA DISGRAZIA. La vigilia di Natale è scomparso C. T. Aveva dato il via all'indagine sul dottor Rossaro di Padova Muore a 35 anni. Denunciò il medico per le cure Colpito da un linfoma in forma lieve, fu seguito con terapie alternative peggiorando la situazione
C. T. non ce l'ha fatta. È morto la vigilia di Natale, stroncato dal linfoma che lo aveva colpito nel 2004. C., camionista di 35 anni che viveva a ..., con la sua coraggiosa denuncia diede il via all'indagine contro il dottor Paolo Rossaro, il medico di base di Albignasego (Padova) accusato di curare i suoi pazienti ammalati di linfomi e tumori con cure alternative e non efficaci. Rossaro è accusato di omicidio colposo e lesioni gravi dalla procura di Padova. C., affetto dal linfoma di Hodking, era passato dal primo al quarto stadio del male. Il giovane aveva perso il padre a causa di un tumore: inutili le cure chemioterapiche, che anzi avevano indebolito il corpo del genitore. Per questo T., quando nel luglio del 2004 aveva scoperto di essere stato colpito da un linfoma ancora in forma molto lieve, non ha ascoltato i consigli dei medici degli ospedali di Vicenza. Non voleva soffrire come il padre. E anziché tornare ha seguito il consiglio di un erborista, che gli ha indicato il dottor Rossaro. «È un seguace della teoria di Hammer - aveva spiegato ai poliziotti del posto fisso del S. Bortolo che avviarono le indagini -, che ritiene che il corpo di ciascuno di noi possa trovare la forza e le energie per curare quanto c'è di negativo». Il professionista gli spiegò che avrebbe potuto guarire senza chemioterapie e farmaci, ma al momento con una dieta e delle vitamine, oltre ad un aiuto psicologico. «Ogni tanto avevo delle crisi, con alte febbri che curavo con farmaci classici. Ma la mia malattia andava avanti». Le visite periodiche ad Albignasego erano proseguite a lungo. Da marzo a ottobre del 2006 Rossaro gli avrebbe prescritto delle flebo di integratori, mai farmaci, fino a quando il giovane aveva iniziato ad avere grossi disturbi, come evidenziarono gli esami del sangue. Ma la terapia continuò ad essere a base di integratori di ferro e altre fiale, con fra l'altro acqua oceanica. Quando rischiò di morire, C. decise di denunciare il medico e tornò alle cure tradizionali. Che però, ad uno stadio ormai avanzato del linfoma, non sono servite per salvargli la vita. D.N."
Giornale di Vicenza del 29 dicembre 2007 Sabato 29 dicembre 2007 - Il giornale di Vicenza
LA TRAGEDIA - Morto per il linfoma - Autopsia sul giovane
È stata eseguita ieri l'autopsia su Cristian Trevisan, 35 anni, il camionista di Pojana Maggiore morto la vigilia di Natale per il linfoma di Hodking. Il medico legale Massimo Montisci consegnerà i risultati in procura fra qualche settimana. L'esame è stato disposto dal pm padovano Renza Cescon che coordina le indagini per lesioni gravi e omicidio colposo a carico del medico di base Paolo Rossaro di Albignasego. Era stato proprio Trevisan a denunciarlo la prima volta alla polizia dell'ospedale S. Bortolo di Vicenza. Il vicentino, affetto dal linfoma, si era rivolto al medico su suggerimento di un erborista. Non voleva infatti farsi curare dalla medicina tradizionale e aveva preferito rivolgersi a Rossaro, seguace dei metodi del medico tedesco Hamer e fondatore dell'associazione Primum vitae. Dal 2004 in avanti aveva seguito le terapie alternative, basate da un lato su un supporto psicologico e dall'altro su vitamine e sostanze naturali. Ma la sua malattia, che non era seria quando la scoprì, si aggravò tanto che il camionista rischiò la vita. A quel punto decise di farsi seguire in ospedale e denunciò il medico. Successivamente la procura individuò il caso di Anna Tonini, morta di tumore ed ex paziente di Rossaro. Ora il magistrato vuole fare chiarezza anche sulla morte di Trevisan, che lascia la moglie e una figlia con cui sperava di passare il Natale. Da capire se i metodi seguiti dal professionista padovano possano essere una concausa del decesso.
Gazzettino
Sabato, 18 maggio 2007 Il pubblico ministero Renza Cescon ha aperto un’inchiesta nei confronti del dottor Paolo Rossaro di Sant’Agostino di Albignasego accusato di omicidio colposo e lesioni gravi.
«Quel medico di base si inventa una cura contro i tumori»
Una donna è morta dopo aver abbandonato le cure chemioterapiche, mentre un giovane camionista è stato salvato in extremis C'è anche il "metodo Rossaro" per la cura dei tumori. Una ricetta fatta di vitamine, integratori, diete, acqua oceanica e sostegni psicologici. Niente a che vedere con la controversa cura del dottor Di Bella, che negli anni Novanta tentò di mettere in crisi i metodi tradizionali della medicina oncologica. Ma anche Rossaro è un medico. Anzi, Paolo Rossaro, cinquantaseienne, è medico di base di a Sant'Agostino di Albignasego. E da qualche settimana è iscritto nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Padova. Il pubblico ministero Renza Cescon ipotizza nei suoi confronti le accuse di omicidio colposo e lesioni colpose.
L'inchiesta vuole far chiarezza sulla morte di una paziente, che sarebbe stata indotta a lasciare le cure chemioterapiche tradizionali per quelle puramente empiriche del dottor Rossaro. Mentre un giovane camionista è stato tratto in salvo per i capelli dopo che aveva abbandonato le terapie oncologiche per quelle alternative. Insomma, è stato portato in ospedale ormai spacciato e sottoposto alle cure intensive che gli hanno ridato le forze, tanto da poter rimettersi al volante del suo camion.
Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Cescon ha affidato la consulenza tecnica al professor Massimo Montisci, dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova, che dovrà vagliare i due casi. L'esperto medico legale sarà affiancato da un medico oncologo.
Anna T. era in cura all'Istituto Oncologico Veneto di Padova e stava seguendo una terapia specifica per la cura del suo male. Poi, all'improvviso, ha smesso di sottoporsi alla chemioterapia per seguire il metodo del dottor Rossaro. Al momento si sa ben poco della cura del medico di Sant'Agostino di Albignasego. Anche se si presume che abbia già dei seguaci, dal momento che a Polverara da un anno è sorto un centro, denominato "Premium vitae", che dovrebbe diffondere l'uso della terapia alternativa.
È stato il professor Silvio Monfardini, dello Iov di Padova, a denunciare l'abbandono delle cure chemioterapiche da parte della paziente e il successivo decesso. Lo ha segnalato alla direzione dello Iov, che a sua volta ha trasmesso la nota alla Procura della Repubblica. Il pubblico ministero Cescon ha aperto l'inchiesta e adesso è in attesa dei risultati della consulenza del professor Montisci.
Cristian T. è il giovane camionista, residente a Vicenza, che avrebbe rischiato di finire all'altro mondo per aver lasciato le terapie tradizionali contro il cancro per il metodo del dottor Rossaro. Gli avevano già scoperto il tumore, quando ha conosciuto in un'erboristeria l'esistenza del medico di base padovano e le sue cure contro il cancro. Il camionista aveva visto morire il padre e non voleva soffrire come lui. Per questo motivo era alla ricerca di cure alternative.
Da marzo ad ottobre 2006 Cristian T. avrebbe fatto la spola tra Vicenza e Albisgnasego per seguire le terapie del dottor Rossaro. Che, a quanto pare, non prevedono l'uso di farmaci. Anche lui aveva abbandonato le cure tradizionali. Era stato il responsabile del reparto oncologico a denunciare il fatto agli agenti del posto di polizia dell'ospedale di Vicenza e all'ordine dei medici. Le condizioni del giovane camionista peggioravano di settimana in settimana, fino a quando i sanitari non sono riusciti a convincerlo di sottoporsi nuovamente alla chemioterapia.
Il dottor Rossaro non parla di cure contro il cancro. Sostiene che la sua funzione è di offrire vitamine e integratori per alleviare le sofferenze dei pazienti. Integratori e vitamine che si possono acquistare anche nella sede dell'associazione di Polverara. Ma se è così, come mai i pazienti abbandonano la chemioterapia?
Lino Lava
Sabato, 19 maggio 2007
Abbandona la "chemio", muore a 21 anni
Il giovane seguiva i consigli del dottor Paolo Rossaro. È il terzo caso. Anche l’Ordine dei medici apre un’istruttoria
Il ragazzo aveva ventuno anni ed era stato colpito da un linfoma di Odgkin. Un maledetto tumore che l'ha portato alla morte. Poteva essere salvato? Il suo medico dice che ad un certo punto il ventunenne ha abbandonato la chemioterapia per seguire i metodi di cura del dottor Paolo Rossaro. Sarebbe stato "curato" con vitamine, integratori, diete, acqua oceanica e sostegni psicologici. Anche questo esposto è finito sul tavolo del pubblico ministero Renza Cescon. Ed è un altro caso che viene addebitato al medico di base di Sant'Agostino di Albignasego, presidente dell'associazione "Primum vitae", già iscritto nel registro degli indagati con le ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose.
Dopo il caso di Anna T., morta di tumore al seno, il cui esposto è partito direttamente dai responsabili dell'istituto Oncologico Veneto dopo che la paziente aveva abbandonato le cure chemioterapiche, e dopo il caso del giovane camionista vicentino, Cristian T., anche lui colpito da tumore, ma che i familiari hanno convinto ad abbandonare le cure del dottor Rossaro e a ritornare a quelle tradizionali, adesso c'è la morte del ventunenne padovano ucciso da un linfoma di Odgkin. Anche su questo caso dovrà fare chiarezza il sostituto Renza Cescon, che ha già affidato una consulenza tecnica al professor Massimo Montisci, dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova. Al medico legale il magistrato ha chiesto anche di verificare se le cure prescritte ai pazienti sono conformi all'articolo 13 del Codice di deontologia della professione medica che, tra l'altro, recita che le terapie devono essere sostenute dalla dovuta sperimentazione.
Cristian T., trentaquattrenne camionista vicentino, il quale si è notevolmente ripreso dopo essere stato costretto dai familiari a sottoporsi alla chemioterapia, ha raccontato agli inquirenti che il dottor Rossaro gli ha detto di seguire il metodo dell'ex medico tedesco Ryke Geerd Hamer. Il dottor Hamer, che nel 1986 ha perso l'abilitazione a praticare la medicina in Germania, è padre di Dirk Hamer, il giovane tedesco che nell'estate 1978, in vacanza all'isola di Cavallo, in Corsica, era stato ferito mortalmente (era deceduto dopo un'agonia durata quattro mesi) nel corso di una lite finita a fucilate tra il principe Vittorio Emanuele di Savoia e un play boy romano. Secondo Hamer il cancro "inizia sempre con uno choc estremamente brutale, con un conflitto acuto e drammatico, vissuto nell'isolamento e percepito dal malato come il più grave che abbia mai conosciuto". Il giovane camionista vicentino ha raccontato agli inquirenti che il dottor Rossaro lo sottopose alla Tac e poi gli lesse le "lastre". Gli disse che i "segni" che vedeva rappresentavano la sua sofferenza per la recente perdita del padre. Il giovane camionista si convinse, abbandonò la chemioterapia per gli integratori del medico padovano e le sue condizioni precipitarono in poco tempo.
Anche l'Ordine dei medici di Padova ha aperto un'istruttoria nei confronti del medico. Il dottor Rossaro è presidente dell'associazione "Primum vitae", che ha sede a Polverara. Al primo punto l'associazione si propone "l'assistenza diretta e indiretta del malato grave (prevalentemente oncologico, ma non solo) nel rispetto della decisione del paziente stesso". Quindi, si tratta di medicina alternativa. E lo spiega una paziente, che anche lei ha fatto la scelta di abbandonare la chemioterapia: «Io voglio svegliarmi la mattina e sapere che il mio medico è lì, con le cure mediche e la professione che lo distinguono, e non intrugli o magia, se non quella magia del cuore che il dottor Rossaro ci sa donare», dice. Lino Lava
Sabato 29 dicembre 2007 Edizione Padova
L’INCHIESTA SUI MALATI DI TUMORE CHE ABBANDONANO LE CURE Morto il camionista che denunciò il dottor Rossaro (L.L.) Cristian Trevisan non ce l'ha fatta. È morto di un male che forse poteva essere curato. Si tratta del camionista trentacinquenne, residente a Poiana Maggiore, in provincia di Vicenza, il cui esposto ha fatto avviare l'inchiesta a carico del dottor Paolo Rossaro, medico di base di Sant'Agostino di Albignasego, che consiglierebbe ai suoi pazienti oncologici di "abbandonare" le cure tradizionali. Adesso il pubblico ministero Renza Cescon accusa il sanitario di omicidio colposo plurimo. L'inchiesta sta facendo luce anche sulla morte di Anna Tosini, una giovane donna padovana stroncata da un tumore al seno, e sul decesso di un ventunenne stroncato da un linfoma di Odgkin. Il sostituto procuratore Cescon ha affidato l'autopsia sul giovane camionista vicentino, padre di una bambina, al professor Massimo Montisci, dell'Istituto di medicina legale dell'Università di Padova.
Sul fascicolo del pubblico ministero c'è già una consulenza del professor Montisci. È stata consegnata a novembre, quando Cristian Trevisan era ancora vivo. Secondo l'esperto, se i due malati non avessero abbandonato la chemioterapia sarebbero ancora vivi. Montisci sostiene che il "metodo" del dottor Rossaro ha peggiorato irrimediabilmente le condizioni della giovane donna padovana e del giovane camionista vicentino.
Oltre ad essere medico di base, il dottor Rossaro è presidente dell'associazione "Primum Vitae", che ha sede a Polverara, nella Bassa Padovana. Al primo posto l'associazione si propone "l'assistenza diretta e indiretta del malato grave (prevalentemente oncologico, ma non solo) nel rispetto della decisione del paziente stesso". Dicono che pretende di curare il tumore con le vitamine, gli integratori, le diete, l'acqua oceanica e i sostegni psicologici. Lui, ribatte che la sua non è una cura. Ma un sostegno, un aiuto. Eppure i suoi pazienti oncologici abbandonano la chemioterapia e le cure tradizionali. I colleghi padovani gli hanno voltato le spalle e all'Istituto Oncologico Veneto quando sentono pronunciare il suo nome alzano gli occhi al cielo per non imprecare. L'Ordine provinciale dei medici ha aperto un'istruttoria per analizzare l'attività di questo medico di base.
Trevisan era in cura, quando ha conosciuto in un'erboristeria l'esistenza del medico di base padovano e le sue terapie contro il cancro. Il camionista aveva visto morire il padre e non voleva soffrire come lui. Ed era alla ricerca di cure alternative. Aveva abbandonato la chemioterapia e le sue condizioni si aggravarono. Poi i familiari lo costrinsero a riprendere le cure tradizionali. Mentre nel caso di Anna Tosini, la denuncia alla magistratura è stata inviata direttamente dalla direzione dello Iov. La donna aveva abbandonato le cure chemioterapiche per seguire i consigli del medico di base.
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino20052007-1.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino20052007-10.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino20052007-10-2.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino23052007-2.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino24052007-12.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino22112007-21.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettino29122007.pdf
Gazzettino di Padova
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova18052007-3.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova19052007-1.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova19052007-2.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova19052007-2-2.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova24052007-1.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova24052007-3.pdf
- http://www.ariplex.com/nmwiki/pdf/ilgazzettinodipadova20122007-3.pdf
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Il Gazzettino di Padova Edizione del 8/5 2008
ALBIGNASEGO Assolto il dottor Rossaro Era a giudizio con l'accusa di non aver pagato per anni gli alimenti a moglie e figli Padova LO hanno mandato a giudizio con l'accusa di non aver pagato per anni gli alimenti alla moglie e alla figlia. Ieri mattina il giudice monocratico lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Si tratta del medico Paolo Rossaro, balzato alle cronache nella tarda primavera dello scorso anno, dopo l'apertura dell'inchiesta nei suoi confronti sulla base di precise denunce da parte di malati di tumore che avrebbero abbandonato le cure. il dottor Rossaro, cinquantaseienne, residente a Legnaro è medico di base, con ambulatorio a Sant'Agostino di Albignasego. Contemporaneamente è presidente dell'associazione "Primum Vitae", che ha sede a Polverara. Nel capo d'imputazione si sostebneva che il medico non aveva versato alla moglie alimenti per 34 mila 357,29 euro. Quasi 70 milioni di vecchie lire. Avrebbe onorato gli impegni di padre e marito, disposti dal giudice con la separazione e il divorzio, solo dal giugno 2005. Il medico era difeso dall'avvocato Zeno Baldo, mentre la moglie si è costituita parte civile con l'avvocato Emanuela Giraldo. La vicenda avrebbe potuto chiudersi il 3 aprile 2006 con il decreto penale di condanna del giudice delle indagini preliminari, Rita Bortolotti, che condannava l'imputato al pagamento di una multa di 1140. Ma il dottor Rossaro si era opposto al decreto di condanna e aveva scelto il processo. L'ex moglie sosteneva che oltre che essere medico di base a Sant'Agostino, l'uomo svolge anche le attività di dentista e di medicina estetica. Inoltre, sosteneva sempre l'ex moglie, il medico sarebbe socio occulto in società che "svolgono attività di medicina estetica e medicina alternativa". Durante il processo i due ex coniugi hanno cercato l'accordo. Evidentemente c'è stato. E ieri è arrivata l'assoluzione.
Mattino di Padova
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corriere del Veneto
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Corriere del Veneto, sabato 29 dicembre 2007, pagina 11 Il decesso Malato di tumore già dal 2004 il vicentino non si è sottoposto a chemioterapia fino al 2006 Anche il camionista poteva essere salvato
Eseguita l' autopsia su Carlo Trevisan: si era affidato al dottor Rossaro
PADOVA - E' stata eseguita ieri all'ospedale di Vicenza l'autopsia su Carlo Trevisan, trentacinquenne che aveva seguito il metodo alternativo del dottor Paolo Rossaro per la cura del cancro. Solo dopo due anni dalla scoperta della malattia, un linfoma comparso nel 2004, era stato ricoverato d'urgenza e infine sottoposto a chemioterapia. Fino alla fine del 2006 si era affidato soltanto ai metodi del medico di base di Albignasego, seguace del «metodo Hamer». Secondo questo sistema i tumori devono essere affrontati con approccio psicologico, cui vengono affiancati integratori, come fialette di magnesio, potassio, acqua marina. Le cure tradizionali cominciate circa un anno fa non hanno potuto salvare Trevisan, camionista residente a Pojana Maggiore insieme alla moglie Barbara Bianchi e alla figlia di sette anni. Per lui era ormai troppo tardi. Sono stati dati sessanta giorni di tempo per depositare le conclusioni dell'esame autoptico svolto ieri dal medico legale Massimo Montisci e il professor Alberto Amadori. La consulenza ricalca quella già svolta dai due medici, su richiesta del sostituto procuratore Renza Cescon, nel corso dell'inchiesta che vede indagato Rossaro. I consulenti del pm erano già arrivati alla conclusione che Trevisan avrebbe potuto essere curato, se solo fosse ricorso alla chemioterapia prima e se non si fosse affidato ai sistemi consigliati dal medico di base di Albignasego. Già nei mesi scorsi, la sorte dell'uomo era parsa segnata. Il tumore era stato lasciato crescere indisturbato troppo a lungo. Dopo un ennesimo ricovero dai primi di dicembre Trevisan è morto la vigilia di Natale. Secondo l'inchiesta ancora in corso è la seconda vittima del metodo Rossaro, dopo Anna Tosini, uccisa da un cancro al seno trattato solo con integratori. Alessia Pirolo
Der Spiegel (tedesco)
Stern (tedesco)
vedi anche: http://www.dossierhamer.it/articoli.html